Carcinoma a cellule squamose del pene, Cancro del pene - Disturbi genitourinari - Manuali MSD Edizione Professionisti


Questi si dividono in due categorie: quelli che crescono verso l'esterno formando una massa polipoide e sono localizzati prevalentemente nel glande e quelli infiltranti che possonosvilupparsi nel prepuzio o nel glande e solo raramente nell'asta. I tumori infiltranti sono più spesso responsabili di metastasi ai linfonodi. Metastasi al pene da parte di altri tumori per esempio tumori della prostatavescica, colonretto, rene e testicolo sono rare.

Alcune lesioni del pene possono preludere alla trasformazione tumorale: tra queste la leucoplachiala balanite sclerotica obliterante e il condiloma gigante acuminato.

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Quando il tumore è confinato al solo epitelio di rivestimento carcinoma in situ ed è localizzato su glande, prepuzio o asta è chiamato eritroplasia di Queyrat, mentre se interessa l'asta, lo scroto o il perineo è chiamato malattia di Bowen. In Europa il picco d'incidenza si pene girato nella direzione sbagliata tra gli uomini con età superiore ai 75 anni, dove ogni anno si verificano fra 5 e 10 nuovi casi ogni I fattori di rischio Un fattore di rischio è una condizione, abitudine o esposizione ambientale o professionale che aumenta la probabilità di sviluppare o contrarre una determinata malattia: possedere uno o più fattori di rischio non significa pertanto avere la certezza di ammalarsi.

Il carcinoma del pene è più frequente tra gli uomini non circoncisi e tra quelli con una storia di malattie a trasmissione per via sessuale. La circoncisione dei neonati sembra avere un ruolo protettivo, come indicato dall'incidenza molto bassa di carcinoma del pene nella popolazione ebraica.

Il papillomavirus umano HPV è un fattore di rischio, anche se la sola infezione non è probabilmente sufficiente a causare il tumore in un uomo sano e immunocompetente.

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Altri possibili fattori di rischio sono il fumo di sigaretta, l'infezione da altri agenti microbici e l' immunosoppressione. La maggior parte degli studi suggerisce che il fumo di sigaretta aumenta di volte il rischio di carcinoma del pene.

L'effetto del fumo è risultato maggiore nei fumatori che negli ex-fumatori, suggerendo un ruolo del fumo negli stadi più tardivi della cancerogenesi.

Diversi studi hanno indagato le anomalie genetiche e molecolari che si carcinoma a cellule squamose del pene nel carcinoma del pene, che sono in parte dipendenti da HPV. Uno studio recente ha indicato che la presenza di un'infezione da HPV ad alto rischio rappresenta un vantaggio in termini di sopravvivenza nei pazienti con carcinoma del pene.

Altri fattori di rischio sono diverse patologie infiammatorie croniche es, balanopostite e lichen sclerosus et atrophicus e trattamenti per disturbi della pelle a base di psoralen o fototerapia con raggi A ultravioletti. CLINICA I sintomi più comuni sono, in ordine decrescente di frequenza, la presenza di un nodulo, dolore o prurito, sanguinamento, masse palpabili a livello inguinale e disturbi urinari. Il glande è la sede più comune, seguito dal prepuzio, glande e prepuzio, solco coronale e asta.

DIAGNOSI Il carcinoma del pene è un tumore raro nei Paesi Occidentali e pertanto lo screening potrebbe essere giustificato solo per una popolazione selezionata di soggetti ad alto rischio. Il più importante fattore di rischio è la presenza di fimosi. Nei Paesi ad alta incidenza di carcinoma del pene, come Brasile, Colombia e continente africano, ci sono molte difficoltà nell'organizzare programmi di screening, specialmente tra le popolazioni con più basso livello socio-economico tra le quali la malattia è più diffusa.

La diagnosi deve avvalersi in primo luogo di un attento esame clinico in grado di rilevare dimensioni, localizzazione, mobilità, grado di infiltrazione e coinvolgimento dei corpi cavernosi da parte del tumore primitivo, seguito da un esame clinico dell'inguine. Esistono poi diverse indagini strumentali che possono aiutare nel percorso diagnostico come la tomografia computerizzata TCla risonanza magnetica RM carcinoma a cellule squamose del pene l'ecografia. Se l'ingrossamento dei linfonodi inguinali persiste dopo terapia antibiotica, dovrebbe essere effettuato un agoaspirato.

I linfonodi non accessibili all'esame clinico, per esempio quelli pelvici, possono essere valutati con la TC o la RM. Dato il rischio di errori diagnostici che possono comunque verificarsi sia con l'esame clinico sia con le metodiche radiologiche, molti autori preferiscono un approccio chirurgico per la valutazione e il trattamento dei linfonodi inguinali.

Una radiografia del torace e la scintigrafia ossea ossea possono essere usate per escludere le presenza di metastasi a distanza. Per lesioni piccole del prepuzio o del glande, la circoncisione o la biopsia escissionale possono essere sufficienti a confermare la diagnosi e a stadiare il tumore. Per le lesioni carcinoma a cellule squamose del pene grandi, dovrebbe essere effettuata una biopsia incisionale per avere la conferma istopatologica della diagnosi.

Due classificazioni sono maggiormente carcinoma a cellule squamose del pene per la stadiazione del tumore del pene: il TNM e la più vecchia classificazione di Jackson.

Nel TNM vengono presi in considerazione tre parametri: T: la dimensione della massa tumorale; N: la localizzazione delle cellule tumorali all'interno dei linfonodi regionali ossia vicini alla massa tumorale ; M: l'eventuale presenza di metastasi a distanza e che possono essere anche rappresentate da linfonodi non locoregionali, ossia localizzati a distanza dalla massa tumorale di origine.

Il sistema TNM prevede una classificazione clinica pre-trattamento, generalmente indicata come cTNM ed una patologica post-chirurgica istopatologica, indicata come pTNM. Quando non viene specificato alcun prefisso ci si riferisce generalmente alla classificazione clinica.

Il pTNM è alla base della valutazione prognostica.

Tumore del pene: cause, sintomi, sopravvivenza e cura

TERAPIA La rarità del carcinoma del pene ha contribuito alla mancanza di un approccio standard nel trattamento dei pazienti affetti da tale neoplasia. Non sono disponibili, infatti, studi randomizzati, a supporto della decisione clinica e, pertanto, le prove di efficacia si basano esclusivamente su casistiche selezionate.

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  • Tumore che invade le strutture adiacenti; metastasi linfonodali inguinali non operapibi 5.
  • Prevenzione Generalità Il tumore al pene è il tumore maligno risultante dalla proliferazione incontrollata di una delle cellule della pelle o dei particolari tessuti del pene.
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  • I maggiori fattori di rischio sono la fimosi restringimento prepuzialeuna scarsa igiene locale, il fumo, una storia sessuale di molti partner o di primo rapporto sessuale in età molto giovanile, trattamenti con raggi UVA, presenza di condilomi e condizioni di infiammazione cronica quali ad esempio balanopostiti, lichen sclerosus e atrofico balanite xerotica obliterante.
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Comunque, se diagnosticato precocemente, la storia naturale del tumore è favorevole ed è possibile curare la maggior parte dei pazienti. La cura più comune è basata sull'asportazione chirurgica del tumore primitivo ed eventualmente dei linfonodi regionali.

Per preservare l'organo si possono combinare metodiche alternative quali un'asportazione locale ampia, la chirurgia sotto controllo microscopico, la laser terapia, la radioterapia con fasci esterni e la brachiterapia.

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Anche l' ablazione laser con laser a granato di neodimio: ittro-alluminio o con laser al biossido di carbonio è stata impiegata con successo nel trattamento del carcinoma in situ del pene.

In questi casi è importante che il paziente si sottoponga a controlli clinici periodici oltre che a un regolare autoesame per identificare precocemente eventuali recidive di malattia. Tumore T1 Lesioni limitate al prepuzio Un'ampia asportazione locale con circoncisione costituisce l'opzione terapeutica standard. Le lesioni più piccole possono essere trattate con la sola circoncisione con margini liberi di 2 cm. Lesioni con coinvolgimento del glande Il tipo di intervento terapeutico dipende dalle dimensioni, dall'estensione dell'infiltrazione e dal grado di aggressività del tumore.

Tale procedura prevede l'esame microscopico dei margini chirurgici al fine di assicurare un'asportazione completa.

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Diversi studi hanno dimostrato che le recidive locali a seguito di radioterapia possono essere trattate con un intervento chirurgico di salvataggio, senza condizionare in maniera significativa la prognosi. L'ablazione con laser a granato di neodimio:ittrio-alluminio Nd:YAG o a diossido di carbonio CO2 è stata impiegata con successo in gruppi selezionati di pazienti con lesioni piccole superficialmente invasive. Per i tumori T1 il laser Nd:YAG consente un eccellente controllo locale, senza danni estetici e preservando la funzione sessuale.

Al contrario, le lesioni più invasive uguali o superiori T2 non sono adeguatamente controllate con la sola terapia laser. Tumori T2-T4 Nei pazienti con lesioni invasive T2-T4, il trattamento conservativo, cioè che consenta la preservazione dell'organo, é raramente applicabile.

Per queste lesioni l'amputazione del pene è considerata l'opzione terapeutica standard. L'amputazione parziale è la procedura elettiva nei casi in cui si possano ottenere margini di 2 cm ed è quella generalmente indicata in pazienti con interessamento dell'asta distale.

I tumori più estesi o prossimali possono richiedere un'amputazione totale con uretrostomia perineale. Trattamento dei linfonodi regionali La sopravvivenza dei pazienti con carcinoma del pene dipende dalla presenza di metastasi linfonodali e dalla loro estensione.

L'esame clinico dei linfonodi regionali non é del tutto affidabile, poiché solo la metà dei pazienti che presentano linfonodi inguinali palpabili alla diagnosi hanno metastasi linfonodali. Inoltre, circa un quinto dei pazienti che non presenta linfonodi palpabili, risulta avere metastasi occulte. Carcinoma a cellule squamose del pene base del pene, i vasi carcinoma a cellule squamose del pene del prepuzio e della carcinoma a cellule squamose del pene si intersecano verso destra o sinistra.

Tumore Del Pene - Dott. Francesco Catanzariti

Linfonodi clinicamente N0 La controversia principale concerne il ruolo dell'asportazione dei linfonodi in assenza di linfonodi inguinali ingrossati. In casi rari sono stati riportati anche tromboembolie venose e decessi. Pertanto, alcuni Autori propongono un'attenta sorveglianza dei pazienti con linfonodi inguinali clinicamente negativi e ne raccomandano la rimozione soltanto dopo la comparsa di linfonodi palpabili approccio "wait and see".

Tuttavia, mancano studi randomizzati di confronto tra l'asportazione "profilattica" e l'asportazione "terapeutica" e sottoporre tutti i pazienti alla linfoadenectomia esporrebbe molti di essi solo alle complicanze associate all'asportazione, con un potenziale minimo beneficio in sopravvivenza.

Nei pazienti con tumori invasivi del pene T2 o più estesitumori ad alto grado o tumori con invasione vascolare, la linfoadenectomia bilaterale profilattica appare un approccio terapeutico ragionevole, anche quando i linfonodi sono clinicamente negativi.

Al fine di ridurre la morbidità associata alla linfoadenectomia profilattica, è stata recentemente proposta la metodica della biopsia del linfonodo sentinella nei pazienti con linfonodi clinicamente negativi.

Linfonodi N1-N2 Per i pazienti che presentano ancora linfonodi inguinali ingrossati dopo un ciclo di settimane di terapia antibiotica e l'asportazione della lesione primitival'asportazione dei linfonodi inguinali bilaterale è un'opzione standard.

Tumore pene: sintomi, prevenzione, cause, diagnosi

L'asportazione dei linfonodi pelvici non viene effettuata nei pazienti con linfonodi inguinali istologicamente negativi. Nei pazienti con linfonodi che risultano positivi in fase intraoperatoria, il trattamento standard consiste nell'asportazione dei linfonodi iliaci e inguinali bilaterale. Anche la chemioterapia, sia somministrata prima che dopo l'asportazione dei linfonodi metastatici, è stata impiegata nei pazienti con malattia linfonodale avanzata.

Carcinoma a cellule squamose del pene avanzata N3, non asportabile chirurgicamente o metastatica alla presentazione Non esiste una terapia curativa per i pazienti con malattia avanzata o metastatica e il trattamento ha un scopo essenzialmente palliativo. Il ruolo della chemioterapia é stato indagato in casistiche molto ristrette.

Gli agenti chemioterapici impiegati da soli sono methotrexate, bleomicina, cisplatino e vincristina. Con l'impiego di un singolo agente chemioterapico si ottiene una risposta al trattamento in circa un terzo dei pazienti trattati, ma nella maggior parte dei casi si tratta di risposte parziali e di breve durata. Il ruolo della polichemioterapia è stato indagato nell'ambito di piccoli studi.

Diversi farmaci sono stati sperimentati in varie combinazioni, solitamente contenenti cisplatino. La malattia metastatica non é frequente in fase iniziale ed è generalmente successiva al fallimento del trattamento iniziale. Per questi pazienti non esiste alcuna terapia curativa e il trattamento chemioterapico ha uno scopo essenzialmente palliativo. La combinazione di cisplatino e 5-fluorouracile in infusione continua si è dimostrata efficace come terapia neoadiuvante e altri regimi chemioterapici di induzione comprendono la combinazione di ifosfamide, paclitaxel e cisplatino ITPbleomicina, methotrexate e cisplatino BMPpaclitaxel e carboplatino PC e irinotecan e cisplatino.

Tuttavia, il ruolo della chemioterapia neoadiuvante e adiuvante deve essere ulteriormente valutato attraverso ampi studi prospettici.

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PROGNOSI Con il termine prognosi, il medico indica le probabilità che la cura indicata abbia successo; si tratta di dati statistici ricavati da diversi studi che osservano l'andamento della malattia in un numero cospicuo di pazienti.

Spesso i medici esprimono le percentuali di sopravvivenza valutate a cinque e dieci anni dall'inizio del trattamento.